BRESCIA – Più che uno schiaffo, un pugno allo stomaco di quelli che ti tolgono il respiro. Si può passare da una vittoria da grande squadra contro la capolista Milano a subire trenta punti (110-78) contro la pur brillante Brescia? La Carpegna Prosciutto è stata impacchettata dai salumieri lombardi e mangiata già dopo pochi minuti.
Prestazione eccezionale dell’attacco di coach Magro, sia chiaro. Ma non è pensabile che una squadra, senza assenti ma anzi con la rosa di nuovo completa, conceda 61 punti all’avversario in due quarti. Ma non solo, quello che avrà lasciato l’allenatore Luca Banchi interdetto è il modo in cui sono arrivati tanti canestri.
Passino le triple in serie, bravi i bresciani. Ma la quantità di schiacciate e di appoggi a canestro dopo banali pick and roll sono difficili da digerire. È mancata la difesa di squadra, quella che ti permette di reggere la poca abilità di Delfino a tenere un primo passo e di non concedere 24 assist agli esterni di Brescia.
L’altro tema su cui riflettere è la prestazione di Jones. Il pivot non è la prima volta che si spegne quando incontra lunghi di livello. È un giocatore intelligente che sa approfittare delle difficoltà degli avversari, prendendosi spazi spesso lasciati liberi dagli altri lunghi per falli o assenze, ma deve imparare a faticare, a sudarsi i canestri.
La classifica è cortissima, non cambia il potenziale della squadra, che però dimostra quanto sia difficile giocare due buone gare consecutive e soprattutto perché ci riesce sta in alto e la Vuelle ancora no. L’importante è non dire ‘va beh, ci sta’, ma ingoiare il ko, analizzarlo e lavorare, più che sulle gambe, sulla capacità mentale di mantenere la concentrazione quando si va in difficoltà.
Tra 48 ore la Vuelle sarà di scena a Trieste, contro la grande sorpresa del campionato. Con questo atteggiamento, altri venti punti di distacco sono scontati, ma la voglia di reagire di capitan Delfino e compagni sarà tanta, anche perché per guardare in alto bisogna cominciare a battere chi sta sopra dei biancorossi. E poi, chi ha voglia di sentire di nuovo da Banchi la parola 'incommentabili'?
Raffaele Vitali