FERMO – Gli Artigianelli, una delle scuole più pratiche del territorio, non può fare a meno del digitale. E così, per presentare la chiusura di due fasi chiave della scuola, sceglie la diretta web.
Due fasi legate alla mobilità virtuale: la prima tra il centro di formazione in Francia e il quarto anno dei tecnici di produzione di pelletteria, unico diploma con questa qualifica sul territorio; la seconda tra il terzo anno di calzature e il quarto anno del corso moda in Brianza. “Un anno complesso, solo ora ne stiamo prendendo le distanze per riflettere. La scuola ha mostrato ancora di più la sua importanza. I giovani hanno vacillato, perché la scuola è il loro luogo di lavoro, di identità sociale, di colonizzazione del futuro e fraternizzazione” spiega padre Sante Pessot.
Le ore non si sono sprecate. 1056 ore per ogni classe. Tanti laboratori in presenza, alternanza con le aziende e materie di base in via digitale. “Scuola sempre più laboratoriale. Il Cfp vuole restare un punto di riferimento con o senza Covid. in questo lungo di pandemia abbiamo cercato di far crescere il ruolo dello studente puntando su ingegno e innovazione. Scuola e Regione si sono impegnati per valorizzare i talenti” prosegue padre Sante mandando un messaggio a Giancarlo Faillaci, il funzionario che della formazione professionale è il riferimento in Regione.
Sono cresciuti anche con la lingua inglese gli studenti degli Artigianelli “che ormai hanno capito che gli serve a prescindere da quello che faranno”. Sempre più contaminazione di idee. Nel 2019 dieci ragazzi partirono per Valencia, una classe a Pordenone per un nuovo gemellaggio. Nel 2020 è arrivata la mobilità virtuale.
“Nel 2022 speriamo di poter tornare in qualche capitale europea con l’Erasmus, ma dicerto non rinunceremo al virtuale: ogni quarto anno, per tutte le classi, vivrà un’esperienza europea. “Anche in tempo di crisi la collaborazione è la risorsa in più. Per noi è così con la Regione ed è così con ogni docente”.
La professoressa Francesca Drago torna sugli scambi virtuali esteri: “Abbiamo usato programmi normalmente delle Università, adattandolo ai bisogni educativi di chi segue una formazione professionale”. Lorena Sassi ha seguito invece lo scambio interregionale: “L’aspetto più interessante è stata far dialogare i ragazzi, lasciandoli protagonisti e colmando il bisogno di relazione. Poi sono emerse le competenze di base, di progettazione e di upcycling”.
E siccome la crisi apre opportunità, a settembre partono i percorsi biennali per i ragazzi tra i 16 e i 18 anni. “Quattro nuovi corsi per chi si trova in dispersione scolastica: meccanico, calzature, produzioni alimentari per norcineria, produzioni alimentari pasticceria”.
Ascolta Giancarlo Faillaci: “Parliamo di formazione per ragazzi che hanno bisogno di un vero accompagnamento. Non è stato facile, nuove modalità entravano in gioco senza preavviso. Posso dire bravo agli Artigianelli, ente capace e radicato nella storia con molti contatti. La nostra formazione spero sempre che diventi una scelta di opportunità e non solo di recupero. La professionalizzazione è un percorso primario”.
Faillaci ha una sfida per il futuro: superare la macchia di Leopardo che caratterizza le Marche e creare una vera rete capillare di formazione “perché così facciano crescere i lavoratori necessari alle aziende sul territorio. Ma per riuscirsi dobbiamo veicolare sempre meglio i corsi e i centri che funzionano”.
Sono 150 gli allievi che stabilmente frequentano gli Artigianelli, che non teme la Dad, anche se di certo non la ama. “Prima del Covid erano tre anni che investivamo sulla digitalizzazione della didattica per gli insegnanti. Non pensando alla pandemia, ma a nuove prospettive. E con scuola centrale, tramite un finanziamento, abbiamo dotato la scuola di device. Ci siamo quindi trovati dentro il Covid con una buona base di preparazione. I nostri alunni sono stati fortunati, avendo molti laboratori, fatti sempre in presenza, quindi 2/3 volte a settimana erano qui".
Ma di certo la dad non può essere il futuro della scuola, può essere una metodologia e ha funzionato dentro un percorso laboratoriale. "Di certo usciamo arricchiti dal punto di vista didattico. Quindi utile, ma non chiedeteci di fare una scuola a distanza, perché la relazione umana è determinante, è uno stimolo e un aiuto” ribadisce padre Sante mentre la docente Alessia Romualdi lancia il video emozionale sulle esperienze fatte che mostrano l’evoluzione, ad esempio, di una ciabatta dal modello su carta al suo completamento con i camici degli studenti griffati NeroGiardini, azienda da sempre partner, o la realizzazione di una borsa in stoffa e aiuta: “Noi non seguiamo ragazzi difficili, ma come tanti adolescenti hanno bisogno di un faro, di un punto stabile”.
r.vit.