FERMO – Il capoluogo non si limita a fornire biglietti gratuiti, in accordo con la Steat, ai profughi ucraini. Il sindaco Paolo Calcinaro chiede di più. e lo fa, come sua consuetudine, via Facebook. Un richiamo ai suoi cittadini affinché non venga meno la solidarietà: “Ero nella sede della Protezione civile dove si stoccano gli aiuti agli ucraini, arriva una donna ucraina, accompagnata dalla zia che fa da anni la badante qui a Fermo. Cercava, timidamente, qualcosa per i suoi bambini, vestiti, scarpe e un passeggino.
Vestiti usati li abbiamo trovati, scarpe pochine ma il passeggino non c'era! Mentre stava andando via è arrivato il furgoncino dell'UNITALSI e cosa avevano tra l'altro? Un passeggino. Le donne si sono commosse e una ha iniziato a piangere”.
A quel punto il sindaco si è anche offerto di riaccompagnare con la sua auto le due donne. “Ci ho parlato, era di Leopoli, fuggita in pullman alle prime bombe con due figli piccoli, lasciando suo marito, padre di quei figli, arruolato. Lavoravano in una fabbrica, lei impiegata, lui operaio ma da una settimana all'altra si sono trovati lei su un pullman per l'Italia, lui nell'esercito. Con i risparmi di una vita, di una vita tranquilla inghiottiti in una nazione che non ha più nulla di normale”.
Ecco, a fronte di tutto questo, Calcinaro chiede di “dare una mano: Non dobbiamo, non possiamo riversare la rabbia o le paure di difficoltà o incertezze proprie su chi si è trovato dentro questo abisso da un momento all'altro”.
A queste azioni, il Comune aggiunge un piano dettagliato che parte dai quasi duecento ucraini da tempo a Fermo. A cominciare dalla scuola, con le elementari che hanno aperto le classi a decine di bambini. Gli ucraini vogliono tornare a casa, lo hanno ribadito, ma intanto cercano di inserirsi. La lingua è un problema. Se a Porto Sant’Elpidio si è mossa la Caritas con la parrocchia per dei corsi di italiano, a Fermo lo farà il Comune da inizio aprile.