FERMO - “Difficile lavorare così, perché gli appalti pubblici sono davvero un Everest da scalare”. E dire che, sottolinea il presidente della Cna di Fermo Emiliano Tomassini, è un mondo che vale 200miliardi. “Solo che – tuona – le Pmi spesso sono tagliate fuori”.
Le parole dei vertici degli artigiani fermani, al fianco del presidente c’è il coordinatore Andrea Caranfa, sono supportate dai numeri. Quelli presentati a Roma insieme con l’Osservatorio Burocrazia che ha analizzato 6mila appalti di 28 città italiane.
“Quello che stupisce è che le Pmi sono il 96%, agli appalti prende parte solo il17% e li vincono solo il 5%. Questo sistema penalizza le piccole imprese” prosegue Tomassini. Uno dei motivi è il continuo cambiare del codice degli appalti, cosa che diventa di difficile comprensione per gli artigiani.
“I numeri purtroppo parlano chiaro. Tra l’altro - prosegue Andrea Caranfa - solo il 18% dei bandi prevede la suddivisione in lotti dell’appalto, che il 30% delle procedure si svolge ancora in modalità cartacea e che gli allegati ai bandi di gara possono arrivare fino a 150”.
Di fronte a questo, la Cna ha avanzato una serie di proposte che devono arrivare sul tavolo degli amministratori locali e del legislatore nazionale, a cominciare dal ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini.
Un decalogo per facilitare gli appalti pubblici: certezza delle fonti; semplificazione del regime degli appalti sotto soglia; riserva obbligatoria in favore delle Pmi sul modello francese; piena digitalizzazione delle banche dati per ridurre gli oneri richiesti alle imprese; trasparenza dei dati; qualificazione delle stazioni appaltanti e degli operatori economici; favorire forme aggregate tra imprese; cabina di regia per monitorare l’attuazione della riforma.