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Anteprima. La Parigi degli anni 30, il pennello di Paresce tra De Chirico e Tozzi: "Casa Licini celebra uomini coraggiosi e di cultura"

1 Marzo 2025

di Raffaele VItali

MONTE VIDON CORRADO – Seguite il barcone impressionista, perdetevi tra i paesaggi che raccontano il rapporto tra il micro e il macro, fermatevi davanti all’immancabile vaso di natura morta e infine perdetevi trai quadri avanguardisti: tutto questo in un solo luogo grazie a un artista come Renato Paresce accompagnato dai Les italiens de Paris.

Si riaprono le porte della Casa Museo Licini. “Una nuova mostra, un nuovo appuntamento che valorizza Monte Vidon Corrado” introduce il sindaco Elio Vincenzi.

Neanche il tempo di liberare le sale, che il centro studi organizza una nuova esposizione che accompagnerà il borgo fino a maggio. Una mostra di respiro internazionale resa possibile dal collezionista Alberto Marcelletti, che con il professor Stefano Di Rosa dà vita a questo processo espositivo tra Monte Vidon Corrado e Jesi. “Per mesi si respirerà un’atmosfera parigina” prosegue Vincenzi.

La direttrice del centro studi Daniela Simoni ci teneva a portare questa mostra: “Lavoriamo con De Rosa, per noi una novità visto che di solito le curiamo internamente. Ma avere un esperto dell’arte del ‘900 e di Licini, di cui curò la mostra del centenario tra Firenze e Milano, ci onora”.

Alberto Marcelletti è il collezionista ‘amico’ della casa museo, domani sarà presente all’inaugurazione per poi brindare alla fine con gli intervenuti con i vini Terrapremiata, offerti dall’imprenditore Mazza. Partner fondamentale è la Fondazione della Cassa di Risparmio di Jesi, “che ambisce a promuovere la cultura oltre i confini regionali”.

Mauro Tarantino rappresenta l’istituto di credito: “Lavoriamo spesso con Marcelletti, pensare a un’unica mostra in due sedi, da metà maggio a settembre sarà a Jesi, ci ha stimolato.  Con questa mostra entriamo nel cuore di un’esperienza, di giovani ragazzi dei primi del 900 che scelsero Parigi, luogo di cultura. È così che Paresce si è mosso nel periodo di sperimentazione e utopie, tra avanguardia e tradizione. Un artista poliedrico, tra giornalismo e fisica che abbinava al pennello”.

Per tutti Paresce è un riferimento in quella fase in cui emersero figure come Licini, artisti che cambiarono l’immagine dell’arte in Europa. “Per cui – conclude Tarantino - celebriamo la storia di uomini coraggiosi che lasciando la terra natale arricchirono la cultura del tempo”.

Un po’ Renato e un po’ René, il primo era il giornalista, il secondo il pittore Paresce: “Ha avuto una vita di schizofrenia, un dottor Jekyll che aveva l’arte che pulsava nel cuore. Scriveva per La Stampa di Torino, per cui coprì eventi di grande importanza, come i trattati di pace di Versailles, fu il primo a scrivere di Gandhi, “una splenda novità politica capace di riaprire il legame tra il sogno e la realtà, tra la concretezza nuda e la necessità di non privare l’agire umano di un orizzonte utopistico” anticipa De Rosa.

Come pittore, con De Chirico e Severini, aveva in comune la cultura. Erano, Les Italiens de Paris, dei pittori colti. Quasi tutti poliglotti, che venivano da esperienze che andavano oltre la pittura.

Paresce vive il suo apice negli anni ’30. Nei suoi quadri ci sono case diroccate, finestre che si aprono sul nulla, figure femminili stilizzate e navi che entrano nella casa, che diventa una specie di porto. Paresce è un uomo che ha dipinto enigmi.

Prosegue il curatore: “Il gruppo di pittori  erano chiamati  a rappresentare una certa idea di  italianità. In quel calderone c’era Osvaldo Licini, figura ben inserita nell’ordine che era caos, che era ricerca linguistica geometrica, ma era sempre una fuga verso i confini aperti della poesia. C’è una grande unità tra i due artisti. Una unità di intenti e un punto che li tiene insieme: la ricerca della poesia” conclude Di Rosa.

Daniela Simoni entra nelle motivazioni del perché questa mostra entra nelal casa museo: “Ce ne sono tante di ragioni: parliamo dei primi anni del 900, quelli in cui dl 17 al 26, Licini frequentava Parigi. Les Italiens erano un gruppo che si è ritrovato a Parigi, uniti da una mostra nel foyer di un tetro nel 1928, sotto la guida di Mario Tozzi, compagno di accademia di Licini a Bologna e vera anima dei pittori parigini”.

La mostra la definisce una opportunità per riportare nelal casa di Licini l’aria effervescente della Parigi dei primi decenni del novecento, dei suoi luoghi dove si contravano Picasso e Modigliani, il mondo intellettuale parigino.

Fondamentale è il collezionista per questa mostra: “L’opportunità unica di vedere opere private rende la mostra ancora più speciale. Nelle Marche c’è una grande tradizione, sono tante le collezioni vive. Un conto è un museo, un conto è la collezione che è frutto di competenza e passione. Per Licini le figure dei collezionisti sono fondamentali, essendo un artista moto poco musealizzato. Quindi, offriamo una opportunità di vedere qualcosa che altrimenti resterebbe per pochi”.

La mostra è articolata per nuclei tematici, per generi che Paresce ha trattato: paesaggio, natura morta, il ritratto, “sono due le chicche”, il metafisico. “Ma non solo, perché nel soggiorno di Casa Licini sono accolte le sei opere degli altri artisti come Campigli, Savinio, Tozzi, de Chirico, che arriva lunedì da una mostra a Torino e da sola reggerebbe l’esposizione, Severini, De Pisis. “Artisti che recuperano la bella pittura, il che rende questa mostra molto godibile e una piccola antologia di quel mondo che fu e che tanto ha prodotto”

La mostra è visitabile dal 2 marzo al 4 maggio, ingresso libero il sabato e la domenica pomeriggio per gruppi e scuole sono prenotabili visite anche in settimana.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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