di Francesca Pasquali
Il Covid non mina solo il corpo. Anche la mente, alla lunga, ne
risente. Pure quella di chi, il virus, non l’ha vissuto sulla propria
pelle. Incertezze e paure si fanno strada in un crescendo d’ansia per
il domani. E, per stare meglio, si ricorre a qualche “aiutino”. Nelle
ultime settimane, nel Fermano, è esploso il consumo di psicofarmaci.
La conferma di un fenomeno che s’era già verificato nei mesi scorsi,
ma che adesso assume contorni più preoccupanti, arriva dal presidente
dell’Ordine dei farmacisti di Ascoli e Fermo, Ido Benigni.
Presidente, come in primavera?
«Di più. Perché, questa seconda ondata, probabilmente, tante persone
non se l’aspettavano, anche se, vista com’era andata l’estate, era
molto prevedibile. C’è stata molta leggerezza da parte della gente e
di chi doveva controllare. Capisco che le persone erano tante e che i
negozianti avevano fretta di cercare di rientrare dalle perdite della
prima fase, ma ci si aspettava un controllo molto più capillare che,
però, non c’è stato. Adesso ci ritroviamo a dover affrontare una
seconda ondata e questo porta stress, perché molte persone non
sopportano l’idea di un nuovo lockdown».
Cosa cerca chi viene in farmacia?
«I più educati, prodotti naturali a base di melatonina, valeriana o
camomilla. Quelli un po’ più spinti, le benzodiazepine, che hanno un
effetto calmante e antipanico, ma che, a differenza dei primi, devono
essere prescritte dal medico, visto che il fai da te è molto
pericoloso. Ma spesso non succede».
Cioè?
«I clienti tendono a venire in farmacia senza ricetta e vengono
stoppati dal farmacista. Ci provano sempre, ma è comprensibile perché
molte persone hanno veramente attacchi di panico importanti. In quel
caso subentra il medico che prescrive il farmaco».
C’è un cliente tipo?
«No, il fenomeno è molto trasversale. Quando un cliente viene da noi,
il farmacista provvede con rimedi naturali. Poi, se non hanno
efficacia, va dal medico e torna con la ricetta».
Che comporta un uso prolungato di questi farmaci?
«La conseguenza maggiore è che, se non si prendono, non si dorme. Sono
prodotti che danno assuefazione e si deve sempre utilizzarli per avere
l’effetto desiderato».
Ci sono alternative?
«Tanti rimedi, sia omeopatici sia fitoterapici, che sono meno invasivi
e non hanno l’effetto forte dei farmaci, ma possono comunque aiutare a
stare meglio».
Anche voi farmacisti siete stati chiamati in ballo per fare i tamponi.
A che punto è il discorso?
«C’è una contrattazione in corso tra Regione e sindacato.
Personalmente, sono molto scettico. I tamponi devono essere fatti dai
medici. Noi facciamo i farmacisti e non dovremmo andare a invadere
altri campi che non ci competono. Anche perché, per fare tamponi ed
esami sierologici, servono attrezzature particolari e stanze apposite.
Dovrebbe farli chi è adibito a questo lavoro».
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