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Ambruosi&Viscardi, dentro si lavora, fuori si protesta (video)

28 Novembre 2019

di Raffaele Vitali

SANT’ELPIDIO A MARE – Poliziotti e carabinieri avanzano con i caschi e i manganelli in mano. Ma non li useranno, si cerca la soluzione più serena. Ma non è facile. Ci sono i camion pieni di insalate pronti per lasciare l’azienda Ambruosi&Viscardi a Sant’Elpidio a Mare, leader nell’imbustato fresco, ma i cancelli restano chiusi. Davanti ci sono una settantina di dipendenti che protestano con bandiere e megafono, ma soprattutto non hanno nessuna intenzione di spostarsi. “Un danno importante, almeno 90mila euro di merce che resterà in magazzino e andrà buttata” commenta amaro Nicola Ambruosi, uno dei titolari. Al suo fianco gli avvocati Gian Vittorio Galeota e Diego Silvestri. Hanno deciso di aprire l’azienda alla stampa per far capire cosa sta accadendo e spiegare dal punto di vista di chi dà il lavoro quanto sta accadendo.

Fuori una settantina di dipendenti, dentro oltre il doppio. Ed è solo un turno. In totale l'azienda ne ha quasi 500 di tredici etnie diverse. “Ma cosa vogliano questi, noi vogliamo solo lavorare. Se la merce non esce domani restiamo casa. Abbiamole famiglie da far mangiare”. Ribadiscono compatti i lavoratori che hanno sfidato i colleghi e pur di entrare hanno scavalcato i cancelli, hanno parcheggiato lontano e sono passati per i campi infangati.

I dipendenti al lavoro

“Due giorni fa il terremoto in Albania ha distrutto la mia casa, ci mancherebbe solo che ora perdo il lavoro. e come do da mangiare ai miei figli che sono rimasti a casa?” ribadisce una dipendente. Chi è dentro non ha dubbi: l’Ambruosi&Viscardi non è solo un’azienda, è una famiglia. C’è chi ci lavora da poco, chi da trent’anni: “I figli del titolare sono come i miei, li ho visti crescere”. E insieme dipendenti e titolari sono arrivati a fatturare 28milioni di euro, ogni giorno escono dallo stabilimento tra gli 80 e i 120mila euro di ordini.

Il tema del contendere è il posto di lavoro, ma anche il tipo di contrattazione usata, ovvero quella agricola che prevede 180 giornate di lavoro garantite, perché considerata occupazione stagionale. Mentre chi protesta parla di contratto commerciale da riconoscere e di continuità ormai evidente di produzione durante tutto l'anno. I Cobas, la sigla sindacale in protesta, diversamente dai confederali che hanno rappresentanze interne e che hanno da poco parlato con gli operai durante un’assemblea, contestano tutto dell’azienda. I tipo di contratto a tempo determinato, “ma noi siamo una realtà stagionale e usiamo i contratti agricoli previsti dalla legge” precisa Ambruosi supportato dal legale, l’orario di lavoro troppo lungo, “ma noi lavoriamo 6 ore e mezza e se ne facciamo di più ci pagano lo straordinario” ribadisce una dipendente davanti alle telecamere, e la paga troppo bassa, “prendiamo 1300 euro al mese, per noi è fondamentale” tuonano quelli che hanno scelto di entrare in fabbrica.

“Si rischia una guerra tra poveri” commentano i vertici delle forze dell’ordine schierati all’esterno. Ci sono Polizia e Carabinieri schierati con una trentina di uomini e donne, pronti a tutto, ma soprattutto pronti a far sì che nessuno si faccia male. “Noi chiediamo solo condizioni degne e certezza del lavoro. bisogna finirla con questo lavoro a chiamata” ribadiscono i vertici Cobas che fuori dai cancelli proseguono con cori e urla, cercando di dimenticare le tensioni mattutine, dove è volato qualche spintone.

Nicola Ambruosi intanto prosegue il giro dell’azienda con i giornalisti per far vedere ogni angolo, “vedete è tutto condizionato” e per far ascoltare le voci dei dipendenti: “Abbiamo quello che ci serve. Tutto può essere migliore, ma lavoriamo, siamo pagati regolarmente, abbiamo le assemblee sindacali”. A cui però non partecipano i Cobas, che al calar del sole erano ancora lì, fermi, fuori dai cancelli a guardare i camion impotenti e pieni di merce destinata alla Svizzera, alla Gdo ai negozi di mezza Europa.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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