di Raffaele Vitali
FERMO – Ben venga l’acquisto di prossimità, ma non è che chi lavora in un centro commerciale è figlio di un dio minore. "Amareggiata e delusa per il Dpcm. Dicembre rappresenta una parte importante del fatturato annuo per le attività che sono all'interno dei centri e parchi commerciali. Non è solo liquidità che viene a mancare ai negozianti, ma è anche un grave danno occupazionale. Proprio sotto l'aspetto dell'orario di lavoro, nei centri commerciali è prevista una drastica riduzione per quei dipendenti già da mesi in cassa integrazione" commenta Laura Gabrielli, vicepresidente del Gruppo Gabrielli e amministratore delegato di FG Gallerie, operativa nell'ambito della gestione di gallerie commerciali nelle Marche.
"Questo Dpcm - riprende Laura Gabrielli - sta provocando danni irreparabili e molte attività rischiano di chiudere. C'è un ingiustificato ed incomprensibile accanimento nei confronti del mondo dei centri commerciali che hanno dimostrato, sin dall'inizio della pandemia, totale adesione alle misure stringenti per il contenimento del contagio, dando dimostrazione di riuscire ad attivare misure di sicurezza anche più rigorose rispetto al dettato normativo”.
Il Natale doveva essere il momento di rilancio e rinascita anche per le strutture che danno lavoro a migliaia di persone. basti pensare ai due Oasi nel Fermano, Girasole e Porto San Giorgio, al Battente di Ascoli Piceno.
“I negozianti speravano di recuperare quella liquidità necessaria almeno per far fronte ai costi fissi e ridimensionare gli effetti nefasti della crisi subita a causa dell'emergenza pandemica, e invece per loro sono previsti soltanto 18 giorni di apertura nei giorni feriali. Ci si dimentica spesso che i negozi dei centri commerciali sono di proprietà di imprenditori locali, molti dei quali utilizzano la formula del franchising ma che rischiano in prima persona. Conseguenze pesanti anche per l'indotto”.
È preoccupata l’imprenditrice e si pone una serie di domande: perché queste decisioni? Perché una parte del commercio viene penalizzata senza nessun fondamento proveniente dal mondo scientifico? Non si rischia piuttosto in questo modo di peggiorare il rischio della diffusione dei contagi creando assembramenti altrove? “Esiste un equilibrio tra domanda ed offerta ed anche se quest'anno le persone spenderanno meno per ovvi motivi se tutto rimanesse aperto ci si potrebbe distribuire molto meglio".
Lei puntava sull’allungamento degli orari, non certo su nuove chiusure: “Non ci si è preoccupati, a mio avviso, di dare un corretto equilibrio - avverte - tra le misure utilizzate per contrastare l'emergenza sanitaria e le esigenze dei cittadini. Ad esempio, penso alle strutture che erogano i servizi alla persona, come i centri estetici e i parrucchieri presenti nei centri commerciali, i quali a causa del precedente dpcm in tutto il mese di novembre sono stati costretti alla chiusura nei fine settimana, come tutte le altre attività non ritenute beni di prima necessità. Trovo ingiusto che venga penalizzata una parte delle attività di commercio e di servizio e che non si tenga conto della tenuta di 3.600 attività commerciali, del posto di lavoro di 780.000 persone e anche delle reali esigenze della clientela come ci si aspetterebbe da un Paese lungimirante".
Il timore della Gabrielli è che dopo il crollo economico ci sarà quello emotivo delle persone. “Mi auguro che qualcuno riesca a fare qualcosa affinché i 1.300 centri commerciali possano rimanere aperti nei giorni festivi e pre-festivi almeno per recuperare il recuperabile: altrimenti, non so davvero come andrà a finire".
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