di Raffaele Vitali
ANCONA – Vuole decollare l’economia delle Marche. Per farlo, però, servono infrastrutture degne. L’avvocato Barbara Toce, ex sindaca di Pedaso, è stata il link tra l’ingegner Bassetti, Ad dell’aeroporto, e il rettore dell’Università Politecnica Gregori, che ora insieme con la Regione studiano il miglior piano di crescita.
“Gli andamenti demografici dimostrano quello che accadrà anche all’Università. Se non realizziamo una strategia di attrattività, non abbiamo futuro. Non è una scelta, per lo sviluppo e il mantenimento di quello che abbiamo, l’aeroporto e le infrastrutture sono elementi chiave”. Bassetti lo ascolta, lui che nella sua vita ha gestito sedici aeroporti, dal Sudafrica all’India, sa bene quando per ogni Paese investire nell’aeroporto significhi poi raccogliere sviluppo. “L’aeroporto di Ancona oggi è in mano a un fondo inglese che ha le idee chiare su come svilupparlo. Spero che questo studio sia uno spunto per tutti, Regione inclusa”.
LA RICERCA: AEROPORTO E PIL REGIONALE
L’indagine la spiega il professore Valerio Temperini partendo da un dato: “Siamo al 60% del suo potenziale”. Calcolare l’impatto economico del sistema aeroportuale era l’obiettivo che si era data la Politecnica. Mesi di studi: “Questo aeroporto è un punto di riferimento per i cargo, più che per i passeggeri. I principali competitor sono Perugia, Pescara e anche Bologna” precisa il prof.
Una slide fotografa il ‘già noto’: “Pochi i passeggeri stranieri che scelgono le Marche atterrando direttamente ad Ancona. La maggior parte passa per Bologna o Fiumicino. Lo stesso pe i marchigiani che partono da altri hub, solo il 17,6% sceglie Ancona”. Eppure, l’aeroporto impatta almeno in quattro modi sul sistema regionale: diretto, indiretto con la supply chain, nei consumi e come catalytic. “A Falconara lavorano 475 persone tra food, agenzie, logistica, rifornimenti. L’impatto sul Pil è di 128 milioni e va considerato che l’80% di questo resta sul territorio”.
LE PROSPETTIVE
La struttura va potenziata. “Dobbiamo incrementarlo di 300mila passeggeri all’anno, di cui 200mila stranieri. E dobbiamo portare il circolo di merci a 30mila tonnellate, contro le sette di oggi. Questo piano porterebbe a un aumento del Pil di 200milioni di euro. ma non basta l’aeroporto, servono le connessioni. Una parola che torna spesso, soprattutto tra gli imprenditori intervistai dalla Politecnica: porto, interporto, ferrovia e A14. “Poi chiaro che bisogna aumentare le rotte, cominciando da Roma e Milano. Ma è necessario promuovere la conoscenza sul territorio, potenziare i collegamenti, diventare una vera vetrina, la prima porta di accesso”. Tra gli obiettivi, oltre a preservare le tratte attuali, “a causa del Covid per Londra salgono 20-30 persone e così per Bruxelles”, c’è quella di aprire il collegamento per Parigi entro la primavera.
LA STRATEGIA
Le Marche vogliono essere considerate come un’isola e puntano sui voli di continuità, con 50 euro si vola dove serve, che consentono di collegare l’aeroporto di riferimento di un’area ‘isolata’. E chi più delle Marche sulla terra ferma? Essendo praticamente senza alta velocità e con nessun collegamento comodo con Roma?
“Servono 18 milioni di euro in tre anni. Il piano è definito, perché con il presidente Acquaroli abbiamo gli stessi obiettivi. Nove milioni li mette quindi la Regione, altri nove arrivano da un fondo europeo ministeriale. Teniamo conto che in Europa si spendono 5miliardi per voli di continuità, è un asset fondamentale ad esempio per la Grecia e così per Lampedusa. Da parte nostra, come fondo abbiamo un piano di investimento in funzione delle previsioni di traffico. Ancona è uno dei nove aeroporti in Italia ad avere una pista enorme dove può atterrare ogni velivolo, quindi è un asset strategico del Governo sul corridoio nord est dell’Adriatico” precisa Bassetti.
POLITICA E IMPRESE
Il governatore Acquaroli non ha dubbi: “Noi vogliamo garantire successo e centralità al nostro aeroporto. Stiamo lavorando per collegarla al meglio con le altre infrastrutture. Lavoriamo per uno sviluppo del turismo, ci sono enormi opportunità. Sappiamo di dover arrivare a Milano, crocevia per le imprese, ma anche Roma, che è il cuore delle istituzioni oltre che del turismo”.
Per Gino Sabatini, presidente della Camera di Commercio delle Marche, bisogna allargare la visione, guardando anche al buono attorno a noi: “Vorrei una relazione più stretta con Perugia, insieme possiamo diventare davvero il cuore del centro Italia. con Bassetti lavoriamo da anni, proprio perché sappiamo che le attrattive, cominciando dalla moda, non mancano”.
L’ultimo flash è di chi il lavoro lo produce. Il primo è Pierluigi Bocchini, numero uno di Confindustria Ancona: “Ho preso 118 voli aerei nel 2019, avendo aziende in Usa e Cina. Non ho mai iniziato un viaggio dall’aeroporto di Ancona. E questo, per chi analizza la questione, è il primo campanello di allarme. Quasi tutti da Bologna: da lì vado a Francoforte e poi per il mondo con voli diretti per il mio business. Da Ancona, nella migliore delle ipotesi vado a Monaco, poi globetrotter e perdere ore in coincidenze. Ma quando si viaggia per affari nessuno vuole passare giornate nelle aree lounge, si ingrassa e si perde tempo”.
C’è poi il big, il gruppo Loccioni: “Se i clienti di tutto il mondo, Audi, Bmw e Mercedes ci vengono a trovare, la grande sfida è rendere comodo il trasferimento. Abbiamo otto sedi internazionali davanti ai clienti più importanti. Ma resta la sfida di farli venire. L’85% del fatturato arriva da gruppi mondiali, che non acquistano una commessa ma creano rapporti decennali. I clienti arrivano per la competenza, tornano per il territorio se siamo in grado di offrire in poco spazio università, scuole tecniche, fornitori e bellezza”.
LA RICHIESTA
Il privato corre, la politica per zoppica. “Il nostro fondo ha una potenza di fuoco nel campo infrastrutturale. Il ruolo della Regione è di creare le condizioni attorno, per far arrivare i voli. In Italia sonno stati dati 500mlioni di incentivi nel 2021. Nelle Marche siamo molto indietro. Le altre regioni sono più aggressive, hanno capito che incentivare una compagnia a venire qui è aprire un mercato. I numeri non mentono: se investo 1, ricevo dieci. Se la regione coglie questo, ce la faremo. L’aeroporto oggi funziona con i suoi 53 dipendenti contro i 97 di quando siamo arrivati. Da oggi possiamo essere redditizi per il fondo di investimento. Abbiamo il puzzle pronto e, ribadisco, abbiamo una regione che ha preso atto di quello che l’aeroporto vale. Finalmente, aggiungo. Acquaroli sa che siamo una risorsa”.