PORTO SAN GIORGIO – Un leader nato Pasqualino Virgili. Questo era e questo resterà nei ricordi dei tanti che hanno avuto la fortuna di incrociarlo sulla sua sedia a rotelle tra le strade di Porto San Giorgio. Da 60anni era la sua compagna di vita, dopo che un cavallo, il suo primo grande amore, lo aveva disarcionato inchiodandolo sul nuovo mezzo di ferro. Leader come fantino, leader come cittadino Virgili anno dopo anno ha trasformato la sua disabilità in un punto di forza, in uno stimolo. È diventato il faro di un percorso di civiltà: l’abbattimento delle barriere architettoniche.
A Porto San Giorgio lo conoscevano tutti, soprattutto gli amministratori che più di una volta hanno avuto a che fare con lui. Ma con il suo carisma, coadiuvato da un grande gruppo di volontari che hanno dato vita all’associazione Zerogradinipertutti, Virgili ha portato la conoscenza in tutta la provincia. Il motto era semplice: un gradino no è un problema per me, lo è per tutti. Che sia una mamma con passeggino o l’anziano con bastone, che sia il disabile o l’infortunato bloccato nella sua mobilità per poco tempo.
Le barriere andavano abbattute, punto. Memorabile una conferenza stampa in cui mi ritrovai seduto su una sedia a rotelle, iniziammo a girare per la città. Un vero incubo, perché anche pochi centimetri diventavano un uro invalicabile, serviva sempre qualcuno che da dietro mi aiutasse. “Ecco, ora hai capito perché quel lavoro è fatto male” ribadiva sempre di fronte alle finte passerelle che finivano in un mini gradino.
Ha impattato su tutto, dagli ingressi alle farmacie, sensibile fu la famiglia Pompei, all’accesso dell’Arena Europa, in cui fece capire che quella ghiaia tanto bella era però come le sabbie mobili per le ruote della carrozzina. C’era Vesprini allora assessore, c’è oggi come sindaco. È stato il pungolo di tanti amministratori, è stato il faro per tanti altri disabili che nella sua forza di uomo minuto solo all’apparenza, l’hanno seguito rischiando anche di farsi male, psicologicamente parlando. Ma Pasqualino non tentennava, lui vedeva l’obiettivo e lo voleva raggiungere.
Se ne è andato in un luogo a lui poco adatto, perché silenzioso e lontano dagli altri, ma se ne è andato circondato da chi gli voleva bene e coccolato da uno staff di qualità unica. Resta l’associazione, forte di tanti bravi componenti, e resta la battaglia non ancora vinta: “Anche le chiese dovrebbero abbattere le loro barriere, anch’io vorrei poter leggere senza dover superare i gradini, anche io vorrei entrare liberamente” diceva sempre. Chissà che da lassù non ispiri ancora di più. I funerali domani nella chiesa di San Giorgio alle 1530.
Raffaele Vitali