FERMO - Era il 1953 quando salì sul palco per la prima volta da professionista e lo fece in una delle opere più amate, il Macbeth di Shakespeare. 70 anni dopo era ancora sul palco, si sarebbe dovuto esibire ieri e oggi a Roma, ma la carriera e la vita di Glauco Mauri sono finite insieme, all'improvviso.
Nato a Pesaro nel 1930, interprete di Shakespeare, Molière, Pirandello, Dostoevskij, Goldoni, con coraggio e passione Mauri è stato per settant'anni in scena: era atteso dal 26 al 29 settembre al Vascello di Roma con lo spettacolo De Profundis, da Oscar Wilde, poi annullato.
A Fermo, l’ultima apparizione nel 2022 quando il suo Re Lear inaugurò la stagione del Teatro dell’Aquila. uno spettacolo che a suo modo passò alla storia perché venne interrotto all’intervallo per un malore di un attore che, sottoposto a tampone, si scoprì avere il covid. Per la sicurezza id persone e personaggi, Mauri in testa, si preferì fermare tutto.
Nello stesso anno ricevette il premio Eschilo d'Oro a Siracusa dove pronunciò un discorso pieno di forza e speranza rivolto ai giovani amanti del teatro: “Questo premio lo voglio condividere con tutti quei giovani, ragazze e ragazzi, che hanno deciso di dedicare la vita al teatro. A questi ragazzi dico di avere fiducia, perché con questa decisione si sono assunti una grande, meravigliosa, responsabilità, quella di raccontare delle favole, delle storie, che sono dele storie della vita sperando che questo possa aiutare gli uomini a tentare di capire quella favola grande, a volte affascinante, a volte terribile, che è la vita. A questi giovani dico solo di non avere paura, di vivere la vita con grande coraggio, di non barare mai. Dite sempre le vostre idee, quello che avete dentro di voi".