FERMO – Se ne è andato nel silenzio don Checco Monti. Non un prete qualunque, ma un vero combattente. Uno che non si era spaventato neppure all’enorme cifra di 900mila euro necessarie per far tornare Sant’Antonio, la splendida chiesa che domina lo stadio Recchioni, al suo splendore. Si era messo d’impegno e aveva portato a termine l’incredibile restauro, tra donazioni e risorse chieste alla sua famiglia, rendendo la chiesa completamente antisismica.
Amava stare tra i giovani e infatti per la diocesi guidata dall’arcivescovo Rocco Pennacchio dirigeva l’ufficio catechistico. Riferimento per educatori e genitori, battagliero quando gli parcheggiavano i camion pubblicitari nel parcheggio davanti alla scalinata e se i fedeli non cantavano il Padre Nostro durante la messa, don Checco lascia un grande vuoto nella comunità di fedeli e non solo. "A volte brutale, ma buono come pochi" lo ricordano i parrocchiani.
Non aveva paura di parlare, non aveva paura di agire, non ha avuto paura di affrotnare un'operazione alla spalla nell'ospedale di Ascoli, dopo essere caduto, da cui però non è più tornato: era un vero prete di strada. E non è un caso che l'associazione Il Ponte, che a chi vive in strada o ha bisogno di aiuto dà supporto, avesse la sede vicino alla sua porta.
r.vit.