ANCONA - A due anni dall'alluvione che il 15 settembre 2022 colpì le zone di Senigallia (Ancona) e l'hinterland pesarese nelle Marche, "raccontiamo tanti cantieri e soprattutto la messa in sicurezza, la manutenzione straordinaria del Misa e del Nevola: basta passare sul tracciato dei fiumi, purtroppo tristemente famosi due anni fa, per vedere quale quantità di materiale è stato portato fuori, rimettendo in sicurezza l'alveo, rimettendo in sicurezza il territorio, cercando di garantire, partendo proprio dall'alveo dei fiumi, la mitigazione del rischio".
Così il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli a margine della conferenza stampa per fare un resoconto delle attività messe in atto dopo la calamità. Tra queste azioni ci sono 1.470 interventi di somma urgenza approvati dal dipartimento di protezione civile con risorse per 135,8 milioni di euro di cui 53 già liquidati; primi ristori (5mila euro per ogni privato e 20mila euro per ogni impresa) per 24 milioni di euro erogati nel 2023, 4,6 milioni di euro di ristori pesanti per titolari di attività economiche, produttive e agricole a fronte di istruttorie per complessivi 30,57 milioni, oltre a 2,2 milioni di fondi regionali come contributo per auto e furgoni danneggiati dall'alluvione. Poi c'è il versante degli interventi strutturali per mitigare il rischio (34 opere e 2 servizi), con 130 milioni di euro a disposizione, per i quali arriveranno presto 19 progetti con l'obiettivo di avviare la gara con le imprese e avviare i lavori tra fine 2024 e inizio 2025.
Resoconto di lavori, ha sottolineato Acquaroli, ma anche "ricordo delle 13 vittime in un quella drammatica notte. Dobbiamo stringerci attorno alle famiglie e operare con la consapevolezza che il rischio non potrà essere mai eliminato totalmente, non vi potrà mai essere il rischio zero. Ma più lavoreremo in manutenzioni, messa in sicurezza, realizzazione di infrastrutture per mitigare il rischio, - ha osservato - più il rischio può essere abbattuto. E' fondamentale per dare sicurezza a famiglie e amministratori che sono stati in stato di perenne agitazione e paura, consapevoli che bastava una precipitazione importante, anche se non straordinaria, per mettere il Misa in condizione di pericolo".