di Francesca Pasquali
FERMO - «Una costosissima mega operazione». «Un delirio di onnipotenza». «Un’operazione “capestro”». Va all’attacco del presunto accordo tra Ciip e Iren, il Tavolo Piceno Acqua Bene Comune. A scatenare le ire dei difensori dell’acqua pubblica, che hanno in Massimo Rossi il loro portavoce, l’operazione che il consorzio piceno-fermano avrebbe siglato con Iren, spa multiservizi emiliana.
«Un’operazione che ha il suo core business nel settore dei rifiuti e delle discariche – attacca Rossi – e che tradirebbe tutti i principi di trasparenza sanciti dai cittadini nel vittorioso referendum sull’acqua pubblica». Portando alla creazione di una nuova società, con la Ciip che, pagando «oltre 8,8 milioni», deterrebbe il 60% delle quote. Nella società confluirebbero anche Picena Depur, che gestisce il depuratore di Campolungo, e Uniprojet, concessionaria dell’impianto per il trattamento chimico-fisico e biologico dei reflui industriali, «entrambe acquistate recentemente all’asta da Iren, i cui costi ricadrebbero pesantemente nelle bollette degli utenti».
Costi, spiega il Tavolo, «il cui impatto potrebbe persino mettere in pericolo la stessa tenuta della società, dato che, in base alle clausole dell’accordo, Ciip sarebbe obbligata a partecipare a un investimento di 37 milioni con particolare riferimento alla realizzazione di impianti di smaltimento e/o trattamento di rifiuti speciali e urbani nel territorio in cui opera».
Vincolo che, se non venisse rispettato entro sei anni, «comporterebbe l’ulteriore obbligo per Ciip di acquistare le quote societarie di proprietà Iren», cioè il restante 40%. Per il Tavolo, è «incredibile che proprio nel momento in cui il servizio idrico, per far fronte agli effetti prodotti dal terremoto e dai cambiamenti climatici, richiederebbe il massimo impegno progettuale, finanziario e operativo, Ciip abbia qualche ragione di lanciarsi, in un delirio di onnipotenza dei suoi vertici, in nuovi business e trasformarsi in una multiutility di tipo commerciale e industriale, lontana dai principi sanciti dal referendum popolare».
Se la prende anche con la politica locale, il Tavolo, «“anestetizzata” dall’assicurazione che, per vedere la luce, l’accordo dovrebbe essere approvato da tutti i 59 consigli comunali, oltre che dalle assemblee Ato e Ciip». In caso contrario, «Ciip si impegna a negoziare in buona fede con Iren un nuovo accordo che preveda modalità alternativa per l’esecuzione dell’accordo» conclude Rossi.