FERMO – Cosa pensano di fare le donne marchigiane di fronte alla linea della Giunta guidata dal presidente Francesco Acquaroli in merito alle politiche inerenti l’interruzione di gravidanza e a quello che ruota attorno?
Perché, a questo punto, non è più una quesitone di frasi improvviste e decontestualizzate, ma di idea di regione, di politica e al contempo di messaggio sbagliato.
Durante la conferenza stampa sui 100 giorni di attività, il presidente ha liquidato la questione con un “non cambia nulla da quanto detto in consiglio, la posizione è chiara”, mente gli assessori della Lega, Giorgia Latini e Filippo Saltamartini, sono andati oltre. Chiarendo e caricando ancora di più la loro idea.
“Su donne e pari opportunità stiamo lavorando a una legge sulla famiglia con un fondo destinato alle donne che si sentono costrette a interrompere la gravidanza per motivi economici. Dobbiamo promuovere la natalità e la vita” sottolinea la Latini.
Un incredibile passo indietro nel tempo, che le donne proveranno a contrastare. Non quelle del centrodestra, compatte con la Giunta, come ricorda il Partito Democratico, compatto al fianco del capogruppo Mangialardi nella critica a queste azioni: “Già umiliate nella composizione della giunta regionale con la sola presenza dell’assessora Latini, si sono arroccate a difesa di posizioni che, al di fuori di questa assise, anche chi si dichiara persona di destra, donna o uomo che sia, farebbe fatica ad accettare”.
“In Consiglio – riprende però Saltamartini - si è discusso del problema dell’interruzione di gravidanza, servono investimenti importanti per far desistere da ‘questa cosa’”. Alle prima parole degli assessori si somma una delle frasi più contestate, ovvero quella del consigliere Carlo Ciccioli: “Anche gli italiani hanno diritto di vivere come popolo e di riprodursi, non dobbiamo essere ridotti come i 'nativi americani, tanto citati oggi dal Presidente Biden”.
Il punto politico resta però quello relativo alla scelta di vietare la somministrazione della pillola Ru486 nei consultori. “La nostra posizione è quella del Governo. La Legge 194 del 1978 non prevede che la pillola abortiva possa essere impiegata al di fuori dell’ospedale e noi seguiamo la legge. Le linee guida non sono fonti del diritto. Se a questo aggiungiamo il dato delle 1400 interruzioni di gravidanza, capiamo il tristissimo fenomeno. Per questo – riprende Saltamartini - investiamo per aiutare le donne a ripensare, se possibile, a questo. C’è un tema di assistenza. Nessuno mette in discussione il diritto delle done di procedere. Ma se si somministra una pillola come una pasticca per il mal di testa, si altera la finalità della legge che è a garanzia a presidio della tutela della maternità e della vita”.
Poi, le citazioni, diciamo così, di geopolitica: “Se ne discute in America e in America Latina e anche i Italia, visto che c’è una sentenza che riconoscere dignità a un ovulo fecondato. Per noi non sono cellule amorfe da buttare, bisogna tutelarle”.
Sono preoccupati i Dem: “Mai come ieri, a nostra memoria, l’Assemblea legislativa delle Marche era caduta così in basso. Se il subdolo intento dell’Amministrazione è procedere al progressivo smantellamento dei consultori e cancellare i diritti sanciti dalla legge 194, il gruppo del Partito Democratico si batterà per evitare che la nostra regione torni indietro di decenni, a un lugubre passato fatto di aborti clandestini, di donne morte per mancanza di assistenza medica, di ginecologi e ostetriche arricchitisi sulla loro pelle e sul loro dramma”.
L’indignazione ha mosso tutta l’ala sinistra, incluse le donne di Articolo 1: “Alla domanda di diritti la maggioranza ha preferito rispondere con un tema tanto delicato quanto meritevole di tutt’altro tipo di riflessione, e cioè il calo della natalità. Solo una politica profondamente retrograda e reazionaria può pensare che l’aumento delle nascite possa essere direttamente proporzionale all’inibizione di un diritto o all’inosservanza delle linee guida emanate dal Ministero della Salute. Ma la destra marchigiana dovrebbe sapere che ci sono indicazioni da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e c’è un parere favorevole alla Linee guida del consiglio Superiore della Sanità che, non ce ne vorranno gli amministratori regionali, consideriamo decisamente più competenti e più autorevoli di Saltamartini e soci".
Aumenta il carico il Pd fermano: "È inaccettabile che qualcuno possa pensare, ancora oggi, che una donna debba mettere al mondo sempre e comunque dei figli, magari contro la propria volontà. Ci troveremmo di fronte a una barbarie. L'interruzione volontaria di gravidanza è il diritto che uno Stato laico come l'Italia riconosce alle donne per tutelarne la maternità come valore sociale e non per gestire il numero delle nascite in base all'andamento demografico del momento".
Un'apertura Articolo 1 la fa: "Se davvero il tema della natalità è una priorità, allora si sviluppino politiche che mettano nelle condizioni una donna di poter accedere liberamente ai servizi pubblici ed avanzino delle soluzioni al tema della disparità salariale o della difficoltà ad accedere al mondo del lavoro, perché, viceversa, dovremmo pensare che questo sia un pretesto per mascherare una cultura maschilista in cui la donna ricopre l’unico ruolo nella società di procreatrice e madre”.