di Francesca Pasquali
«Se non riparte il cratere, non riparte la regione». A cinque anni dalle scosse di fine ottobre, gli effetti della ricostruzione si cominciano a vedere, secondo il presidente Francesco Acquaroli.
Lo sprint inferto ai cantieri privati, nell'ultimo anno, ha consentito a «1.821 marchigiani di tornare a casa». Ma ce ne sono ancora 16mila che aspettano di rientrare. Il punto è stato fatto stamattina in Regione. «È necessario dare un forte impulso alla ricostruzione», ha spiegato il presidente. Che ha sottolineato «l'importanza di far convergere la volontà istituzionale».
«Dobbiamo rallegrarci per i risultati raggiunti – ha proseguito –, ma anche immaginare che il lavoro da svolgere è enorme, perché la maggior parte dei territori colpiti questi risultati sulla carta non riesce a percepirli materialmente». «La nostra parte la stiamo facendo – ha detto ancora Acquaroli –, ma è necessario che il governo centrale dia segnali inequivocabili».
Da qui l'appello ai presidenti Draghi e Mattarella «perché ci aiutino a risolvere situazioni che ostacolano il processo di ricostruzione, che la Regione, da sola, non riesce a risolvere». Caro-prezzi, bonus sisma, imprese che non si trovano e smaltimento delle macerie gli ostacoli che fanno arrancare la ricostruzione. Per l'ultimo, la Regione sta lavorando a due norme: una per variare temporaneamente la destinazione urbanistica dei terreni agricoli, «perché molti impianti, pur potendo ancora ricevere macerie, hanno i piazzali pieni», l'altra per snellire la burocrazia delle cave.
Ha chiesto «la proroga del Superbonus per le pratiche del sisma per tutto il periodo dell'emergenza, un nuovo prezzario sisma, la proroga del credito d'imposta per le imprese almeno fino al 2023 e che il ruolo delle regioni sia decisivo», l'assessore alla Ricostruzione, Guido Castelli. «È questione di vita o di morte», ha aggiunto.
La strada parallela su cui la Regione si muove è la valorizzazione della zone del cratere, perché «il terremoto non è solo questione di calcestruzzo, ma anche di ricostruzione di un modello dove si sta sviluppando una sperimentazione». «L'obiettivo – ha spiegato Castelli – non è riportare le lancette al 23 agosto 2016, ma fare qualcosa per salvare questi borghi».
A partire dall'istruzione. Con la Regione che sta definendo il nuovo Piano scuole, che metterà sul tavolo 141 milioni per costruire 52 nuovi plessi e 333mila euro per adeguarne 65, dentro e fuori cratere. Dalle infrastrutture, con «un finanziamento per 100 milioni, per liberare le aree del cratere dall'isolamento», di cui fa parte anche la progettazione del primo stralcio dell'Amandola-Servigliano. E dalle Sae, i moduli abitativi degli sfollati. Una volta che gli occupanti saranno tornati a casa, l'idea è di riconvertirne una parte in cottage turistici o di ospitarci gli studenti Erasmus o esperienze di co-working.
Ha paragonato il cratere a «un ecosistema che funziona quando c'è un equilibrio», l'assessora alla Cultura e allo Sport, Giorgia Latini. «Le misure prese – ha spiegato – sono volte al rilancio di questi luoghi che incarnano le nostre identità e tradizioni e che sono l'essenza della nostra regione». Oltre a ricostruire le case – il ragionamento – servono contenuti. E, soprattutto, serve dare alla gente uno o più motivi per restare. Perché, altrimenti, ti ritrovi con «scuole ricostruite e antisismiche, ma semivuote per il numero basso di studenti».