FERMO - Il coro sul palco proietta il teatro dell’Aquila lontano nel tempo. Poi il video di Francesco De Melis che ha permesso alla Cavalcata di entrare nel mondo dei beni immateriali. Immagini diverse dal solito, quasi sempre riprese dal basso, con le bandiere che sovrastano le mani dell’uomo, e così i tamburi che celano i volti dei protagonisti, che appaiono solo velocemente durante le riprese del corteo storico. Ma del resto, è la Cavalcata la protagonista e non il singolo. Come dimostrano anche gli scatti di Simone Corazza che hanno fatto il giro dell’Italia.
In prima fila, per celebrare i 40anni del Palio, i priori delle dieci contrade, in platea è un susseguirsi di fazzoletti colorati attorno al collo dei contradaioli che si mischiano a consiglieri e assessori comunali. Sul palco Gaia Capponi a condurre con eleganza una serata che serve a dire ‘grazie’ anche a chi spesso opera dietro le quinte, come le sarte che rendono il corteo splendido.
“Ne ho vissute tre di edizioni. La sua bellezza è preceduta da numerose riunioni, incontri per garantire la sicurezza senza intralciare la capacità di rievocare. Una manifestazione che non conoscevo, che andrebbe diffusa a livello quantomeno nazionale” sottolinea la prefetta Vincenza Filippi, che in questi anni ha saputo cogliere l’anima di una rievocazione giovane ma coni piedi nella storia.
Con il sindaco Paolo Calcinaro inevitabile parlare del 30 novembre 2021, quando il consiglio comunale di Fermo ha votato l’elezione ‘a bene e valore immateriale di Fermo’. “È mancato il Palio nella sua condivisione di spazi e tempi, ma questa mancanza dovuta alla pandemia ha rafforzato ancora di più la Cavalcata. Due colonne la reggono: la storia cittadina e la passione”.
Festeggia 40anni la Cavalcata dell’Assunta, nata con l’avvocato Emiliani, che regala ai 250 fortunati una serie di aneddoti inediti. “Grazie sindaco. La sua delibera è quella fiammella che ci spinse nel 1982 a dire: il 15 agosto la città di Fermo cosa è? Non potevamo fare una tombolata. Eravamo vuoti d’estate, la città era deserta, la festa dell’Immacolata era spenta e allora ci venne la voglia, il desiderio di ricreare uno spirito cittadino. Ci aiutò Ascoli Piceno, per questo sogno che Quintana e Cavalcata possano collaborare. Calcinaro ha formalizzato quello che era il vecchio pensiero di una città che aveva bisogno di riconquistare uno spirito unitario, cittadino e storico”.
E passione, quella che è nelle mani di Norina Rapazzetti, la prima sarta della Cavalcata dell’Assunta: “Impossibile pensare a quanto filo usato e quante ore di lavoro. Diciamo che 2-3 ore di sonno me le prendevo. Sono forma? Il lavoro fa bene”.
Al suo fianco Marcella Ciferri, la vera erede, accompagnata poi dalle sarte di ogni contrada: “Dagli anni ’90 faccio parte di questo mondo, prima come animatrice, poi priore della contrada San Bartolomeo. L’amore per la mia città, la storia del costume storico, le ricerche e tanti convegni mi hanno portato a essere responsabile dei costumi della Cavalcata. Mi definiscono sarta. Amo il cucito e il ricamo, ma sarta non sono, solo una appassionata”.
Tante generazioni sono passate sotto di lei: “Ho visto regie molto differenti, ma che hanno fatto crescere la nostra Cavalcata. Ma Fermo non le ha mai dato una sede adeguata”. Incassa un lungo applauso e così rilancia: “Da palazzo Azzolino siamo passati a palazzo Trevisani, poi sotto piazzale Azzolino in una sede operativa, un magazzino per costumi, ma non rappresentativa. L’attuale amministrazione, riconoscendo l’alto valore culturale turistico, ci ha rafforzato. È fondamentale una sede che sia una cartolina che illustri l’origine storica della Cavalcata, la vita delle contrade e gli eventi. I turisti e i fermani potranno così conoscere e documentarsi sul vissuto. Spero che il nostro presidente (il sindaco, ndr) ci ascolti”.
La risposta se la prende il vicesindaco Mauro Torresi, che è l’assessore con delega alla rievocazione: “Stiamo lavorando per garantire una sede degna, dateci tempo e vedrete, l’abbiamo individuata”. Aggiunge Andrea Monteriù, vicepresidente della Cavalcata: “La classe politica che abbiamo e ognuno di noi è cresciuto con il Palio, vogliamo tutti la stessa cosa”. I contradaioli divertirsi, i fantini vincere. Come hanno fatto Rosita Quintili, che vinse il Palio del 1982, prima e unica donna a vincere la cavalcata, e Gianluca Concetti, che con sei drappi è il più forte di sempre.
“Sono stata la prima e per ora unica donna ad aver vinto il Palio, con i colori di Pila. Noi donne possiamo arrivare un po’ dappertutto ma non per forza per superare, bisogna affiancare gli uomini nella vita” conclude Rosita tra gli applausi del Teatro dell’Aquila.
Raffaele Vitali