di Raffaele Vitali
MONSAMPIETRO MORICO – Un angolo di legalità, un giardino che parla del passato usandolo come esempio per il futuro. Il parco ‘Falcone e Borsellino’ di Monsampietro Morico è un luogo unico nel suo genere. A due passi dal centro storico del paese, guarda i Sibillini e domina la vallata. Da lì, ogni anno, la sindaca Romina Gualtieri fa da megafono alle parole di chi vive per la giustizia.
“La mafia, diceva Antonino Caponnetto, teme la scuola più della Giustizia, l'istruzione toglie l'erba sotto i piedi della cultura mafiosa” ha ricordato questa mattina il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando dal bunker dell'Ucciardone dove è stata premiata anche la scuola media Betti di fermo per un suo progetto contro la mafia.
E le parole di Mattarella sono risuonate anche nel parco del piccolo comune, che sta ripartendo dopo il terribile sisma del 2016. A citarlo l’onorevole Mauro Lucentini, che non è voluto mancare insieme con il presidente della regione, Francesco Acquaroli, il questore Rosa Romano, il colonnello dei carabinieri Marinucci e il capitano Canale, il viceprefetto Sadutto, la presidente della Provincia Moira Canigola.
Vicino a loro l’associazione nazionale Polizia di Stato con il presidente Romoli per commemorare il 29esimo anniversario della strage di Capaci. La sindaca Romina Gualtieri non si è fatta mai fermare: né il sisma. né la pandemia le hanno impedito di onorare i caduti per le stragi di mafia. “Ricordare chi ha dato la vita per l’Italia significa donare speranza. Ho scelto l’anfora come simbolo di sacrificio da cui scaturiscono fiori per l’amore, per l’adempimento del dovere” spiega indicando la targa che ricorda i giudici Falcone e Borsellino. Un momento per non dimenticare chi ha dato la vita per la legalità, a cominciare dagli agenti della scorta che la Gualtieri chiama uno a uno.
“La ministra Cartabia ha ricordato che Falcone è stato un pioniere della lotta alla criminalità, un metodo che ha cambiato il sistema capendo che la criminalità si basa su reti socio economiche che oltrepassano i confini nazionali. Aveva capito che la criminalità è una presenza inquinante non solo per azioni su soggetti vulnerabili, ma soprattutto per attività economiche che conduce con intimidazioni ed estorsioni. La mafia non è sempre spettacolare nelle azioni criminali, spesso porta avanti affari con modalità impercettibili. Drena le forze socio economiche” prosegue la Gualtieri che spera per il trentennale di riavere tutti i ragazzi delle scuole riuniti nel parco.
“Falcone, nella sua tesi di laurea, non ha portato il diritto penale, ma quello amministrativo. Già sapeva di dover cercare dove sconfiggere la mafia, con azioni mirate sui patrimoni, collaborando con altri Paesi” riprende Lucentini.
“La crisi può aprire le porte alla criminalità. Dobbiamo riflettere, il ruolo delle istituzioni in questi momenti deve essere ancora più forte e unito. Uno Stato forte e giusto, vicino ai cittadini, che sa essere interprete del futuro delle persone che noi governiamo. Il sacrificio di chi ha dato la vita tenendo dritta la barra dell’onestà e della credibilità dello stato è un esempio fondamentale. il miglior modo per far vivere e rivivere chi ha donato la vita è interpretarne il sacrificio quotidianamente” ribadisce il presidente Acquaroli.
Nessuno si tira indietro, tutti vogliono parlare, mandare un messaggio. Anche la questora Rosa Romano: “I magistrati come le forze dell’ordine lavorano con passione, con dedizione e amore. Valori attraverso i quali è possibile combattere la criminalità e affermare la difesa della legalità. Mattarella è stato chiaro: giorno dopo giorno questo evento tragico si è trasformato in una occasione di riscatto”.
Il Presidente della Repubblica ha colpito nel segno parlando dall’aula bunker e, con saggezza, ha mandato anche un messaggio al presente, condannando quello che sta accadendo in particolare dentro la magistratura. “Le liti infatti minano la sua credibilità, sono un danno per le istituzioni, per la magistratura stessa e per la lotta a mafia e crimine”.
Uno dei messaggi che dall’Ucciardone a Monsampietro Morico risuona è che non bisogna parlare di eroi, ma di modelli: “In tanti nel 1992 non erano nati, dobbiamo far capire che si può essere straordinari anche vivendo l’ordinario” ribadisce la combattiva sindaca.
Uno dei giovanissimi era il capo di Gabinetto Sadutto: “Ricordo il 23 maggio quando diedi l’esame da magistrato. Un brivido mi percorreva la schiena e quel brivido lo sento ogni giorno, unisce paura e voglia di fare la cosa giusta”.
Le stragi del 1992 furono un colpo durissimo inferto alla democrazia e sono per molti aspetti una ferita ancora aperta. “Le istituzioni e la società che sembrava smarrita di fronte all'agghiacciante attacco delle stragi mafiose reagirono con determinazione e lucidità. Il groviglio delle lamiere di fronte a cui ci inchiniamo non è il simbolo di una sconfitta come avrebbe voluto la disumana ferocia mafiosa. Rappresenta il principio di una grande pagina di riscossa civile” con forza ricorda la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese.
L’ultimo appello di questa giornata del ricordo è alle istituzioni, presenti in massa in ogni città: “Non abbassare la guardia e ai cittadini di combattere l’omertà perché le zone grigie non sono permesse, non ci sono alternative: o si sta contro la mafia o si è complici dei mafiosi. Se è vero che le idee camminano sule gambe degli uomini – conclude l’onorevole Lucentini citando Paolo Borsellino - giusto che ci diamo da fare”.