FERMO - “Pace, ma senza baratti insidiosi”. Il messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 78° anniversario della Repubblica Italiana, è chiaro.
“Nel 1946 la scelta del popolo italiano per la Repubblica scrisse una pagina decisiva di democrazia e pose le basi per un rinnovato patto sociale, che avrebbe trovato compiuta articolazione nella Carta costituzionale. Fare memoria del lascito ideale di quegli avvenimenti fondativi è dovere civico e preziosa opportunità per riflettere insieme sulle ragioni che animano la vita della nostra collettività, inserita oggi nella più ampia comunità dell’Unione Europea cui abbiamo deciso di dar vita con gli altri popoli liberi del continente e di cui consacreremo, tra pochi giorni, con l’elezione del Parlamento Europeo, la sovranità” prosegue il capo dello Stato.
Che dopo aver ricordato a tutti che è il giorno reso possibile dalla "lotta di Liberazione dal nazifascismo", si rivolge poi ai prefetti, impegnati sul territorio “nella ricerca dell’interesse generale e per rinvenire adeguate soluzioni ai problemi delle comunità, in una fase resa ancor più ardua dall’aspro contesto internazionale”.
A Fermo è Edoardo D’Alascio a guidare la cerimonia, dopo la messa dell’arcivescovo Rocco Pennacchio. Ad aprire in realtà le celebrazioni del 2 giugno è stato il concerto che la Prefettura ha donato ieri alla città.
Dopo la messa, nel cuore del Girfalco, la cerimonia dell’alzabandiera e la deposizione della corona con l’inno cantato da Stefania Donzelli dinanzi al Monumento ai Caduti. Per poi proseguire, in corteo, fino a piazza del Popolo, per un momento di riflessione davanti alla targa commemorativa.
Infine, il momento più atteso del 2 Giugno, la consegna delle onorificenze al “merito della Repubblica Italiana”. Sono sette i nuovi cavalieri, tranne uno questa volta tutti espressione del mondo delle forze dell’ordine e dello Stato. “esempi di impegno e dedizione”.
A cominciare da due dipendenti della prefettura di Fermo, che insieme diventano cavalieri. Il primo è uno dei volti storici della giovane prefettura, Giorgio Maroglio, vice sovrintendente della Polizia di Stato, da sempre ombra silenziosa e attenta dei prefetti di Fermo dal 2010. Il secondo è la capo di gabinetto Monica Vaccaro, la cui pratica era partita durante il suo precedente incarico a Rimini, “dove si è distinta nella gestione della crisi umanitaria legata ai profughi ucraini”, ma che a Fermo trova il suo compimento.
Poi ci sono il luogotenente delle Guardia di Finanza Giovanni Calò, “grande impegno contro contrabbando e scommesse clandestine”; il sottotenente dei Carabinieri Amato Cortellesi, “nell’Arma dal 1971, ha guidato radiomobile e compagnia di Montegiorgio”; il luogotenente dei Carabinieri in congedo Michele Losito, “leadership e reputazione, fondamentale in diverse indagini”; il capitano di fregata Marco Mancini, “esperienza al tribunale miliare, ossi alo Stato maggiore della difesa”; la dottoressa Gioia Renzi, una dei sanitari in prima linea durante la pandemia, come responsabile del centro anni Azzurri che con i suoi posti in Valdaso ha permesso di alleggerire il Murri e di salvare molte vite umane, pur dovendo fare i conti con i bilanci, lasciati i difficoltà per mancati o inadeguati rimborsi da parte della Regione.
Per loro si è riempito il salone della prefettura, tanti sindaci, imprenditori e parenti ad accompagnare D’Alascio nella consegna delle onorificenze. E in chiusura un lungo aaplausi agli sportivi che portano il nome del Fermano nel mondo, dalla spada di Massa alle schiaacciate della Yuasa fino a Liberi nel Vento e agli atleti della ginnastica.