di Raffaele Vitali
FERMO – Un futuro da termoidraulico, un presente da calciatore insieme ai tanti amici. La vita del 16enne Giuseppe Lenoci è finita contro un albero, vicino a Serra de’ Conti.
Studente del centro di formazione professionale Artigianelli di Fermo, Giuseppe stava andando con un dipendente della ditta in cui svolgeva il suo stage a completare un lavoro.
Purtroppo, il conducente, un 37enne fermano, ha perso il controllo del mezzo (indagini in corso, ndr) e il furgone si è schiantato contro un albero, uccidendo il 16enne di Monte Urano sul colpo. Grave, ma non in pericolo di vita, il guidatore.
“Una disgrazia che ci colpisce profondamente, come comunità e come scuola. Abbiamo perso, in questo tragico incidente stradale un “figlio” anche noi, mentre si stava preparando a svolgere un'attività formativa di stage. I nostri ragazzi sono impegnati in attività che li accompagnano nel mondo del lavoro, fanno esperienze dirette con aziende con cui collaboriamo da anni” commenta con la voce strozzata Padre Sante Pessot, direttore degli Artigianelli (nella foto).
Una scuola modello di Fermo, con importanti collaborazioni con le principali attività della zona nei settori calzaturiero, termoidraulico, meccanica e pasticceria. La vicenda ha riacceso le polemiche a livello nazionale sul tema dell’alternanza scuola lavoro, scossa pochi giorni fa dalla morte del 18enen Lorenzo Parelli. Anche se qui il contesto è diverso, non solo perché la tragedia è avvenuta in strada e non dentro il posto di lavoro.
“Quelle degli Artigianelli –spiega padre Sante – sono attività co-progettate con le imprese, nel rispetto delle normative nazionali e regionali, che preparano a un inserimento graduale e responsabile nel mondo del lavoro, con il supporto dei nostri docenti e tutor. I momenti di esperienza sul lavoro fanno parte del loro percorso formativo e sono un momento fondamentale per la costruzione del loro futuro, come alunni di un centro di formazione e professionale vivono con entusiasmo gli spazi di stage”.
Quasi metà delle ore del corso triennale sono di stage, quindi di lavoro, si raggiungono le 500 ore fuori scuola. “Ci chiediamo quanti altri studenti e giovani debbano morire prima che l'idea di un sistema unicamente volto al profitto e allo sfruttamento, cambi, una volta per tutte. Non è possibile morire di lavoro a 16 anni, questo evidentemente ci deve far interrogare profondamente non solo sul rapporto fra scuola e lavoro, ma anche su quanto ci sia urgenza in questo paese di risolvere il problema della sicurezza sul lavoro” tuona Luca Redolfi, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti.
“Il 18 febbraio gli studenti saranno in piazza in tutta Italia contro alternanza, maturità e repressione subita” gli fa eco Lorenzo Lang, Segretario Nazionale del Fronte della Gioventù Comunista.
L’Usb torna a chiedere la fine «dell'alternanza scuola lavoro, della scuola azienda, e la revisione totale dei modelli della formazione professionale questa specie di serie B dell'ingresso nel mondo del lavoro riservata ai ragazzi che alle medie ricevono il bollino 'scarso’, il 6 o giù di lì, e per questo vengono gettati nel calderone del lavoro non qualificato. Un calderone in cui sguazzano le aziende che piegano la formazione alle loro esigenze, con tutto quel che ne consegue per la sicurezza e la salute dei giovani”.
Reazioni dure, che colpiscono chi da anni spende ogni ora del giorno per dare un futuro migliore a giovani che magari la scuola non l’avrebbero mai proseguita. Perché questo fa gli Artigianelli. E anche per questo padre Sante Pessot, e con lui tutto il corpo docente, è sconvolto: “Siamo devastati da questa perdita che ci lascia senza parole e siamo vicini alla famiglia in questo momento di dolore. Lo viviamo in silenzio, nella vicinanza e nella preghiera, secondo il nostro stile” ribadisce.
Come colpita è la comunità di Monte Urano con la sindaca Moira Canigola che chiede “di fermarsi a riflettere di fronte a una tragedia così grande”. E così fa il ministro Patrizio Bianchi, che saputa la notizia ha lasciato un convegno a cui stava partecipando: “Mi scuso, purtroppo c'è stato un incidente, un ragazzo che stava facendo un corso di formazione professionale della Regione Marche è rimasto ucciso in un incidente stradale, devo ovviamente andare...”. Poco dopo è tornato sul'argomento: "Sono vicino alla famiglia. La sicurezza sul lavoro deve essere sepre garantita, a maggior ragione quando sono coinvolti dei ragazzi in formazione. Credo sia urgente ritrovarci insieme con le regioni per un percorso che porti a una maggiore sicurezza in tutti i percorsi di formazione".
Vicinanza, comprensione, ma nulla che possa giustificare quell’immagine del furgone completamente distrutto che è diventato la tomba di un giovane che aveva trovato la sua strada.